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GIORGIO FALETTI: un artista dal multiforme ingegno. Un ricordo a tre anni dalla scomparsa.

Quattro luglio 2014, esattamente tre anni fa, muore all’ospedale Molinette di Torino Giorgio Faletti all’età di 63 anni. Stroncato da un tumore, ha lottato con coraggio e dignità, finché il suo grande cuore di uomo, di artista e scrittore prolifico ha ceduto.  Celebre il suo  aforisma:Il coraggio era anche quello. Era la consapevolezza che l’insuccesso fosse comunque il frutto di un tentativo. Che talvolta è meglio perdersi sulla strada di un viaggio impossibile che non partire mai.

Ma chi era Giorgio Faletti?  Considerato il miglior scrittore italiano degli anni 2000, la cosa certa è che rappresenta uno di quei talenti rari che fa della sua poliedricità la sua arma vincente. Nasce ad Asti nel 1950 e si laurea in Giurisprudenza ma forte della sua vocazione attoriale, non poteva sopportare l’idea di chiudersi in uno studio legale ed ecco che che si dedica al cabaret. Ottiene un’importante occasione con la fortunata commedia di Enzo Jannacci: “La tappezzeria.” Debutta nel 1982 in televisione con la trasmissione Pronto Raffaella condotta da Raffaella Carrà. Col tempo Faletti si avvicina prepotentemente al mondo della musica e nel 1988 pubblica un album dal nome Colletti Bianchi che sarà poi la colonna sonora dell’omonimo film che lo vide protagonista. Scrisse canzoni per Fiordaliso e per Mina ma dal punto di vista musicale ottenne un vero e proprio successo quando, nel 1994, partecipò al Festival di Sanremo vincendo il premio della critica e piazzandosi al secondo posto con il brano Signor Tenente. Quest’ultimo vuole essere, chiaramente, una denuncia da parte dell’autore delle condizioni lavorative delle forze dell’ordine, con un evidente accento siciliano per sottolineare quanto questa situazione fosse sentita, con maggior forza, dal sud Italia.  E arriviamo al “fatidico” 2002 in cui  pubblicò il suo primo thriller, intitolato Io uccido che ebbe un notevole successo e, soprattutto grazie a quest’ultimo, iniziò ad essere veramente apprezzato come scrittore. Altri suoi romanzi sono Niente di vero tranne gli occhi del 2004, Io sono Dio del 2009 e La piuma del 2011 ma pubblicato postumo nel 2015. Jeffery Deaver, uno tra gli autori thriller di maggior successo riserva un bellissimo complimento a Giorgio in un intervista, dichiarando come un personaggio con le sue caratteristiche si possa definire “larger than life”, uno che diventerà leggenda. Nel 2006 partecipa al famoso film Notte prima degli esami con l’attore Nicolas Vaporidis, con cui collaborerà anche in Cemento Armato del 2007. Ricordiamo la famosa frase, detta da Giorgio che esprime un po’ anche quella che è stata la sua filosofia di vita: “L’importante non è quello che trovi alla fine di una corsa, l’importante è quello che provi mentre corri”

Giorgio era anche appassionato di sport, tifosissimo della Juventus ma gli piaceva seguire molto anche le corse automobilistiche. Tenne infatti una rubrica per la rivista Autosprint e partecipò come pilota a due rally valevoli per il campionato del mondo.

“Comunque vadano le cose, io ho avuto una vita tale per cui altri avrebbero bisogno di tre per provare le stesse emozioni. Sono l’uomo più fortunato del mondo”. Sono state queste le sue ultime parole negli ultimi istanti della sua vita,  riferite dalla moglie Roberta Bellesini allo scrittore Luca Bianchini, quando anche la speranza di poter guarire era ormai passata.

Grazie al semplice modo di scrivere e ai suoi romanzi scorrevoli e coinvolgenti molti giovani hanno iniziato la loro “carriera da lettori”. Ma cos’è un libro e qual è la sua funzione per Faletti? Ce lo racconta in un’intervista: “Un libro ha una fruizione veloce, non è un’automobile che si compra e si cambia dopo qualche anno, un libro finisce ma, soprattutto, lascia un seguito. Un buon libro lascia il seguito di leggerne un altro. Mi piacerebbe, in un futuro, se qualcuno parlasse di me, dopo un discorso sugli autori, sugli attori, sui musicisti, sugli scrittori, e poi c’ero io. Ecco mi piacerebbe essere ricordato così.”

Sono passati 3 anni dal suo addio, ma è giusto continuare a ricordarlo per ciò che è stato, un uomo di spettacolo, cultura e grande sensibilità.

 

 

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