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Il fascino immortale del Teatro greco. Studenti a confronto con il dna della nostra cultura

All’inizio dell’anno scolastico, proporre una serie di incontri sulla tragedia greca,un tema che, sui libri di testo del liceo scientifico è solo citato con un cenno a  fondo pagina o in   una nota, sembrava  una scommessa azzardata.

Eppure la risposta è arrivata e gli incontri hanno visto  i ragazzi di due classi , due seconde , del nostro Liceo fermarsi, dopo cinque ore di lezione, e, riuniti nell’aula di Fisica, ascoltare i docenti  che si sono alternati nell’illustrare loro la tragedia greca.

Li hanno accompagnati in un viaggio stupendo alla ricerca delle origini di un genere letterario che sarebbe diventato , nei secoli, pur inimitabile nella sua essenza religiosa e catartica,l’archetipo di ogni rappresentazione teatrale, e che, dopo aver conquistato i Romani , ha attraversato i secoli , informando di sé tutta la cultura occidentale.

Il fascino immortale dei versi dei grandi tragici greci è rimasto indelebile e vivo nei teatri di pietra , disseminati in Grecia e nelle colonie magno greche, ed è sfuggito all’usura del tempo, perché in quei versi vive per sempre l’infinito anelito dell’uomo alla ricerca del perché del dolore , della guerra , del male e della vita stessa.

Sono gli inquieti perché a cui l’uomo, nonostante i secoli trascorrano veloci e inesorabili, e attraversino la storia, non riesce a sfuggire, anzi si abbattono in forme diverse in ogni epoca e su ogni uomo.

Il corso si è snodato nei mesi e, dopo le necessarie riprese dei caratteri  peculiari dei testi, giunti fino a noi, e dei chiarimenti sulle parti costitutive del teatro, si è passati alla  lettura dettagliata , scandita da commenti e riflessioni ,delle due tragedie alla cui rappresentazione  avremmo assistito , studenti e docenti, I Sette contro Tebe di Eschilo e Le Fenicie di Euripide.

Lo stesso tema , rivisitato dai due autori,da due punti di osservazione diversi  : il valore dei singoli, sette, uno per ogni porta della grande Tebe, uno di fronte all’altro, della medesima grandezza, a difendere quello che ciascuna parte ritiene il proprio diritto , fino alla morte dei due fratelli Eteocle e Polinice , l’uno dentro le mura l’alto fuori , davanti alla porta principale.

E poi il coro  delle Fenicie , che piange l’orrore che la sete di potere porta con sé e che si abbatte sui deboli , sugli innocenti, sugli affetti più  grandi e più sacri.  E la guerra  diventa  quello che sarà nella storia, di tutte le epoche e di tutti i popoli : si combattono i fratelli e, combattendosi, diventano i più infelici tra gli uomini.

E finalmente il viaggio ,nella più bella delle città  (  Cicerone la indica – pulcherrima omnium ), Siracusa, adagiata sul mare e illuminata, nelle sue pietre secolari , da un sole accecante che ha fatto rivivere per i nostri ragazzi , la memoria della storia, dal mondo classico al Medioevo,dal Barocco ai nostri giorni.

Questi nostri studenti porteranno per sempre il ricordo di un’esperienza unica : il silenzio quasi mistico,sul far della sera,mentre il sole tramonta dietro le montagne, dopo aver regalato ancora una pennellata di rosa al mare, che si intravede oltre l’orchestra del grande teatro che fa rivivere , in una magica atmosfera, quasi onirica ed irreale,le ansie inquiete di ogni uomo davanti all’insondabile mistero del tempo, che accoglie nella storia, in ogni epoca , ognuno di noi.

 

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