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Il Soldato (di) Stravinskij

 

1918, battute finali della Prima Guerra Mondiale: timidamente, l’Europa torna a sperare. Igor’ Stravinskij invece no. Sulle Alpi Svizzere, troppo lontano da una patria a cui con ogni probabilità non potrà mai fare ritorno, la sua situazione non è tanto diversa da quella in cui poi si ritroverà il suo Soldato.

È questo il punto di partenza per il regista Alessandro Talevi che, in occasione dell’ottantesimo festival del Maggio Musicale Fiorentino, e alla vigilia del centenario della fine del primo conflitto mondiale e della nascita dell’opera, porta in scena al Teatro Goldoni di Firenze una produzione direttamente ispirata all’Histoire du Soldat di Stravinskij.

Così, il Soldato Joseph diventa lo specchio di un giovane Igor’, con tanti errori alle spalle e ancora di più davanti, mentre il Narratore è lo Stravinskij maturo, in esilio e segnato da tutte le cicatrici della vita. E all’improvviso, questi due personaggi, questi due soldati, si vedono.

Nel folklore russo, il diavolo può presentarsi sotto le spoglie di qualunque oggetto del nostro odio.

Il diavolo è Sergej Diaghilev: carismatico quanto cinico impresario e mentore di Stravinskij, Diaghilev rifiuta di pagargli le royalty, come stabilito in un contratto stipulato, per sfortuna del compositore, prima della Rivoluzione russa, e dunque, secondo il criterio di giudizio di Diaghilev, invalido.

Il diavolo è la Guerra che lacera i popoli, la Morte che porta via gli amici e la famiglia, la Lussuria nelle vesti impalpabili di un’amante.

Il diavolo è Vladimir Lenin, che con il suo partito bolscevico Stravinskij condanna come la morte di una Russia che vuole dimenticare, ma di cui non riesce mai a liberarsi del tutto.

Una Russia ingombrante che torna a mostrarsi, velata, nelle tensioni con Charles-Ferdinand Ramuz, che in buona fede modifica il testo del libretto per adattarlo alla morale calvinista svizzera. Ma, fa notare Talevi, la Russia è anche nei pezzi che a molti ricordano il jazz, e invece sotto sotto somigliano a un klezmer.

In mezzo al francese originale del libretto di Ramuz, Talevi traduce in russo i dialoghi tra il Soldato e il diavolo. O meglio, li traduce in inglese a usufrutto del pubblico, ma alle spalle dei protagonisti scorre la trascrizione in russo.

Come si dice, si può portare via l’uomo dalla Russia, ma non la Russia dall’uomo.

Talevi proietta il “soldato universale” di Stravinskij negli anni della Grande Guerra, dove i musicisti escono dalla fossa per suonare sulla trincea della scena, e ogni vita spezzata è il trionfo del diavolo. E in mezzo alla guerra, alla distruzione e ai capisaldi di un passato conosciuto che si sgretolano sotto i colpi di un presente ostile, l’artista è colui che riesce lo stesso a far sbocciare in sé il fiore della creatività.

Date e orari

Mer 24 ore 19:15

Sab 27 ore 19:15

Dom 28 ore 14:45

Lun 29 ore 19:15

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