Ogni teatro ha una sua manciata di date speciali. Le sue pietre miliari. Per certi versi, la vita di un teatro dipende dal calendario molto più di quella umana: ci sono le prime, ci sono le opere, ci sono i concerti… date, date, date.
E questo 24 aprile rientra a buon diritto tra i cippi anagrafici dell’Opera di Firenze. Il Festival del Maggio Musicale Fiorentino compie ottant’anni (bella cifra tonda), e i festeggiamenti, come conviene nelle occasioni speciali, promettono di essere in grande stile.
Dal 26 aprile al 31 maggio sono programmate tre opere (L’Idomeneo di Mozart, il Don Carlo di Verdi e, in prima assoluta, L’Histoire du soldat, ispirata all’omonima opera da camera di Stravinskij, con regia di Alessandro Talevi e diretta da Alpesh Chauhan) e dieci concerti. Undici, volendo contare anche l’intervento extra festival della Berliner Philharmoniker il 26 giugno, unica tappa italiana quest’anno.
Il 26 aprile, il concerto di inaugurazione sarà diretto dal maestro Zubin Mehta, che con una punta di ridente malinconia fa notare che tra la sua nascita e quella del festival lo scarto è di un solo anno. Un’apertura in cui la tradizione, incarnata nella Coriolano Ouverture di Beethoven, incontra la contemporaneità nella forma di due giovani interpreti quali Simone Rubino alle percussioni e Michael Barenboim al violino.
Rubino si esibirà, per la prima volta in Italia, nel Concerto per percussioni e orchestra del viennese Friedrich Cerha, destreggiandosi in maniera quasi acrobatica con qualcosa come trenta strumenti in tutta la fossa d’orchestra.
Per quanto riguarda Barenboim, figlio di quel Daniel Barenboim da cui pare aver ereditato, oltre al nome, il talento musicale, lo aspetta il difficilissimo Concerto per violino e orchestra op. 36 di Schönberg: una sua vecchia conoscenza, grazie al quale già entro il primo tempo si era conquistato l’esigente pubblico israeliano. Certo, potrebbe aver contribuito il fatto che fosse in grado di suonarlo tutto quanto a memoria.
Parlando di solisti fuori dal comune, poi, non si può tralasciare di fare il nome di Avi Avital, virtuoso del mandolino tra i migliori in circolazione, che il 13 maggio, sotto la bacchetta del maestro Mehta, spazierà dal Concerto in re maggiore RV 93 di Vivaldi al Concerto per mandolino e orchestra composto da Avner Dorman su sua commissione.
Per quanto riguarda le novità, però, le opere non sono da meno. C’è L‘Histoire du Soldat, ispirata all’opera di Stravinskij ma comunque inedita. C’è l’Idomeneo con cui, dal 26 aprile al 6 maggio, il festival lascerà per la prima volta l’area fiorentina, con destinazione Pistoia, in omaggio alla sua elezione a capitale della cultura 2017.
Qualche sorpresa in serbo ce l’ha anche il Don Carlo nella sua versione in quattro atti. Ma in un caso in particolare, piuttosto che di novità si dovrebbe parlare di impreviste deviazioni di percorso: per motivi di salute a Fabio Sartori sarà impossibile interpretare il protagonista, ma al suo posto calcherà il palco Roberto Aronica, che già aveva indossato le vesti di Don Carlo a Bilbao.
Mentre il 26 aprile si avvicina, salgono le aspettative per questa festa di compleanno di oltre un mese (l’ultima, tra l’altro, a cui il maestro Mehta parteciperà come direttore stabile), e la parte migliore, forse, è che tutti sono invitati.