Era dal 20 settembre 2015 che sul podio di Formula Uno non si sentivano le note dell’inno di Mameli. Tanto tempo -probabilmente troppo- era passato dall’ultima vittoria della Ferrari in un Gran Premio del mondiale e questo non ha fatto altro che aumentare la gioia e l’urlo dei tifosi della rossa al momento della bandiera a scacchi.
Melbourne, Australia, 26 marzo prima gara della stagione 2017: dalla pole position parte -e chi se non lui- Lewis Hamilton, pluricampione del mondo con la sua Mercedes, davanti – staccato di pochi metri – a Sebastian Vettel alla guida del cavallino rampante. Allo spegnersi dei semafori e alla successiva partenza in testa della freccia d’argento in molti avevano già pensato a un soliloquio dell’ inglese con il resto del gruppone a inseguire. Per 17 giri effettivamente è stato così: nessun attacco, nessuna spinta o manovra azzardata per avvicinarlo, l’importante per Vettel era rimanergli vicino, dietro senza farlo scappare. E quando si è inseguiti è difficile non voltare lo sguardo per rendersi conto di quanto quello dietro sia realmente vicino e Hamilton probabilmente non si aspettava di avercelo ancora alle spalle. Pit stop. Gli ingegneri tedeschi la vogliono chiudere lì, cambio gomme, mescola più dura per arrivare fino in fondo e lasciare solo le briciole agli inseguitori. Ed ecco che lì si è decisa la gara.
Troppo presto per cambiare gli pneumatici e troppa furia di vincere alla svelta. La tattica del box Ferrari è ben diversa e lascia correre Vettel per altri 5 giri facendogli così recuperare lo svantaggio che aveva e anche qualche decimo in più. Quando il ferrarista rientra ai box mette lo stesso treno di gomme del suo rivale che, rallentato dal traffico in pista, non riesce più a superarlo. Dopo 57 giri, ma soprattutto dopo un anno e mezzo dall’ultimo trionfo, Vettel e la sua scuderia possono salire sul gradino più alto del podio.
Una vittoria inaspettata, dato lo strapotere Mercedes degli ultimi tre anni ma anche per le deludenti prestazioni della passata stagione in casa Ferrari, che ora vede il titolo mondiale non più come un’utopia ma come qualcosa di avvicinabile. Naturalmente è solo la prima di 20 gare e le frecce d’argento sono comunque salite entrambe sul podio, ma, dopo questa vittoria, si respira un’aria diversa a Maranello, profumo di successi.
D’ altronde la Ferrari resta comunque la Ferrari, una delle scuderie più blasonate e più importanti di tutto il Circus, che però manca di titolo iridato da quasi 10 anni. Nel 2007 fu Raikonnen a portare la rossa sul tetto del mondo e ancor prima Schumacher, campione inarrivabile certo, ma dal sangue tedesco come Vettel, che condivide un’altra peculiarità con l’ex pilota: Gina, come la sua primogenita, è anche il nome che Sebastian ha dato alla sua monoposto di quest’anno. E allora buona la prima per la Ferrari!