Ascoltare per costruire insieme. Nel corso del convegno sul tema Con Loro, da situazione di disagio a opportunità di progettare insieme, organizzato dalla Regione Toscana con la collaborazione dell’Anpal al Cenacolo di Santa Apollonia oggi due marzo 2017 sul tema dell’abbandono scolastico, c’è stato un importante contributo a livello istituzionale, con il sottosegretario MIUR Angela d’Onghia e tre assessori regionali: Cristina Grieco (istruzione, formazione e lavoro Regione Toscana) che ha fatto gli “onori di casa”, Sebastiano Leo (formazione e lavoro Regione Puglia) e Valentina Aprea (istruzione, formazione e lavoro Regione Lombardia). Nell’occasione, il Leomagazine ha incontrato il sottosegretario che ha avuto parole di incoraggiamento e apprezzamento per la nostra iniziativa.
Sottosegretario d’Onghia, quanto incide oggi il fenomeno dell’abbandono scolastico? Rimane stabile o peggiora?
In linea generale, il fenomeno dell’abbandono scolastico è in miglioramento. Poi, ci sono tanti dati che concorrono a fornire una statistica. C’è anche il discorso della localizzazione: alcune regioni hanno già ottenuto buoni risultati, in altre, regioni o città che siano, la situazione è più preoccupante, soprattutto nelle periferie delle grandi città. C’è bisogno di opporvisi con una didattica diversa.
Non sta scritto da nessuna parte che i ragazzi che oggi non sono interessati allo studio siano destinati, un domani, a diventare dei falliti: anzi, magari proprio loro si ritroveranno a insegnare a chi oggi è già strutturato, perché ognuno ha i suoi tempi per imparare. E oltre ai tempi, ognuno ha bisogno di avere davanti a sé dei modelli e dei maestri che lo aiutino a comporre la “valigetta degli attrezzi” che lo accompagnerà nella vita. Maestri che non devono essere supponenti, ma aiutare chi ne ha più bisogno a percepire quali siano i suoi problemi e i suoi interessi, e soprattutto come fare a indirizzarli, che è la cosa più importante.
Ritiene che l’alternanza scuola-lavoro sia utile a ridurre la dispersione scolastica?
L’alternanza scuola-lavoro è senza dubbio importante, ma non sono d’accordo quando si dice che non è un modo per indirizzare i giovani al lavoro, o per far trovare loro il lavoro della vita: è un modo per far capire loro cos’è il lavoro, che c’è un altro mondo fuori dall’ambiente scolastico e familiare. Le realtà che esistono sono innumerevoli, e l’alternanza è solo una delle tante. È utile perché permette ai ragazzi di capire che tutti i lavori sono allo stesso livello, e che il lavoro ti dà la forza e la libertà di sentirti cittadino. Ecco, negli anni ci siamo abituati a valutare le persone in base alla loro occupazione, e non in base a quello che sono, ovvero persone e cittadini.
Sono queste le cose importanti, rivalutare il ruolo del maestro e del cittadino consapevole di ciò che può fare per la comunità.
C’è chi dice che duecento ore per i licei siano troppe. Lei che ne pensa?
Duecento ore sono una settimana fatta da quaranta ore, in tre anni saranno tre settimane in tutto. Quello di cui sono convinta è che i licei non devono avere chiusure e preconcetti: tutti possono fare tutto, gli studenti del liceo possono fare alternanza dovunque lo vogliano. Il mondo del lavoro è un foglio bianco, dove uno prende la penna e comincia a disegnare quello che vuole, senza dimenticare le cose importanti, la famiglia e i valori.
Possiamo fare un bilancio del primo anno di vita di questa Buona Scuola, tanto contestata?
La Buona Scuola sta ancora muovendo i primi passi, i decreti si stanno attuando in questo momento e sono ancora in discussione. Il bilancio si potrà fare tra qualche anno, ma si parla di cose importanti, come la formazione e il servizio dei docenti. Il problema della dispersione è la didattica che è invecchiata senza adeguarsi alle esigenze e alla vivacità dei ragazzi, e quindi anche il docente deve essere vivace e in grado di interessarli. Se qualcosa interessa, ci si forma perché si ha interesse a formarsi, e la formazione continua per tutti per tutta la vita. Non si ferma nel momento in cui usciamo da scuola con un diploma o una laurea: quello è solo un foglio che attesta che abbiamo iniziato a fare qualcosa, ma il cammino è ancora lungo.
Niccolò Lumini, Lara Pasquarelli
(a cura di Sara Dannaoui e Dario Fanfani)