“Con il talento si vincono le partite, ma è con il lavoro di squadra e l’intelligenza che si vincono i campionati”. Questa frase di Michael Jordan descrive molto bene ciò che l’allenatore Hugo Broos è riuscito a fare con il Camerun, che ieri sera ha battuto l’Egitto 2-1 ed ha conquistato la Coppa d’Africa, il trofeo in cui partecipano le più importanti nazioni del continente nero che quest’anno si è svolto in Gabon.
Il cammino del Camerun fino alla finale era pieno di ostacoli, ma i leoni indomabili sono riusciti a eliminare prima i padroni di casa del Gabon e successivamente le due squadre favorite della competizione, il Senegal (ai rigori) e il Ghana (2-0). Il percorso dell’Egitto è stato più diretto ma non senza qualche frenata: dopo aver battuto 1-0 il Marocco, la vittoria sul Burkina Faso era arrivata solamente ai calci di rigore. Egitto-Camerun è il “classico” del continente nero, è la partita tra le due squadre che hanno vinto più coppe d’Africa ed era già stata la finale del torneo nel 1984 e nel 2008, entrambe vinte dai faraoni egiziani.
Dunque i giocatori camerunesi si sono presentati alla finale di ieri sera con una grande voglia di rivincita, e forse questo fattore è stato decisivo visto l’esito dell’incontro, che in realtà nel primo tempo aveva avuto l’Egitto come protagonista, autore di una partenza sprint e padrone del campo nei primi 45’. Infatti i faraoni passano anche in vantaggio, grazie a una gran conclusione di Elneny sul primo palo sotto la traversa su assist di Salah. Nel secondo tempo cambia tutto: la nazionale egiziana si dimostra stanca probabilmente perché non abituata al caldo umido del Gabon e perché giocare sei partite in tre settimane stancherebbe chiunque. Il gioco dell’Egitto diventa dunque possesso palla sterile tra i difensori e lanci lunghi per gli attaccanti, il centrocampo viene costantemente saltato e la manovra egiziana ne risente. Il Camerun invece rientra in campo con grandi velleità offensive e pareggia al 59’ sugli sviluppi di un calcio d’angolo respinto dalla difesa egiziana, col pallone che arriva tra i piedi di Moukandjo che spara in mezzo per Nkolou che, in corsa, svetta su Hegazi e schiaccia il pallone in rete battendo El Hamadi, storico portiere 44enne (!) egiziano che, nonostante l’età, non ha assolutamente intenzione di smettere. Il gol che decide l’incontro invece è un gioiello che arriva all’88’ su un lancio di Siani direttamente sul bomber Aboubakar che stoppa, salta il difensore con un sombrero e la spara in rete di controbalzo. Il Camerun è sul tetto d’Africa.
Medaglia d’argento dunque per l’Egitto, l’ennesima del c.t. Héctor Cuper. L’allenatore argentino infatti ha un palmares ben poco invidiabile, è famoso per essere l’eterno secondo: in carriera ha perso una finale di coppa delle coppe con il Maiorca, due Champions League consecutive alla guida del Valencia, una coppa del Re e una coppa di Grecia, senza dimenticare il clamoroso secondo posto in Serie A con l’Inter nel 2002. Con questa ennesima finale persa, Cuper si conferma tristemente vittima del proprio destino.
È doveroso celebrare questa vittoria a sorpresa del Camerun, anche perché alla vigilia del torneo nessuno avrebbe scommesso un centesimo sulla vittoria dei leoni indomabili: la chiamata della nazionale era stata snobbata da ben 7 giocatori che, per continuare a giocare nei propri club, avevano detto no alla convocazione. Il Camerun si è dunque presentato in Gabon senza stelle del calibro di Matip, Nyom, Onana, Poundje, Anguissa e Amadou; giocatori magari sconosciuti ai più che però giocano in squadre europee e avrebbero formato sette undicesimi della formazione titolare camerunese. Una bella gatta da pelare per il c.t. Hugo Broos, diventato allenatore dopo aver risposto ad un annuncio di lavoro pubblicato dal Camerun su un sito internet, che però è riuscito a portare serenità, disciplina e spirito di gruppo alla sua squadra e non ha assolutamente fatto rimpiangere i disertori creando una squadra solida e difensiva. Senza i giocatori più forti dunque l’allenatore ha puntato sui giovani, e uno su tutti è Christian Bassogog, la vera stella di questo Camerun, ventunenne che gioca nell’Alboorg, nominato miglior giocatore del torneo e che ha un roseo futuro di fronte a sé.
Insomma, nonostante tutte le avversità incontrate in questo lungo percorso verso la coppa, il Camerun è riuscito a battere tutti, grazie al duro lavoro e al sacrificio, e ci ha regalato una di quelle favole che solo il calcio africano può offrire. I leoni indomabili sono tornati. E ora chi li ferma più?