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NABUCCO: Il capolavoro verdiano continua ad ammaliare i fiorentini

 

La sera di giovedì 22 dicembre vede un pubblico a dir poco variegato affluire all’Opera di Firenze per la seconda delle quattro repliche del Nabuccodonosor verdiano: un’umanità assortita, in cui giovani e meno giovani figurano in numeri comparabili, che va a riempire tutti gli ordini di posti, e non ha paura di farsi sentire al momento degli applausi.

 

Brillante il Coro del Maggio Musicale Fiorentino, alle direttive del maestro Lorenzo Fratini, e non solo per l’indovinata esecuzione dell’iconico Va’ pensiero: durante tutta l’opera, diventano una commovente voce collettiva e quasi disumana nella sua accorata umanità, il cui appello arriva chiaro e terribile all’interiorità del pubblico.

Ottima anche la performance dell’Orchestra del Maggio Musicale, diretta dal maestro Renato Palumbo, che sfoggia una natura biforme: a tratti arrampicandosi in crescendo dirompenti, a tratti quasi spegnendosi fino a ridursi a un sussurro, un sospiro che accompagna e riecheggia il coro.

 

Per quanto riguarda gli interpreti, colpisce subito la potenza vocale dello Zaccaria di Riccardo Zanellato (basso) che, quasi sempre in scena insieme al coro, riesce da solo a tenergli testa e a non farsi sopraffare dalla sua energia.

Anna Malavasi e Paolo Antognetti raccontano poi l’amore agrodolce di Fenena (mezzosoprano) e Ismaele (tenore), in un terso alternarsi di tenerezza e sgomento che ora rotola dolce, ora incide limpido.

Ma sono l’Abigaille (soprano) di Susanna Branchini e il Nabucco (baritono) di Dimitri Platanias a conquistare il pubblico con i loro deliri di onnipotenza e la loro follia allo stesso tempo antitetica e speculare.

 

Peculiare, ma forse geniale la scelta della scenografia: una sorta di scatola dove le pareti scivolano per aprire porte e finestre; gli Ebrei la accendono della luce delle loro fiaccole, i Babilonesi la placcano d’oro, vi innalzano pilastri e vi appendono tende. È un ambiente multiforme dove ogni faccia nasconde una nuova realtà, e ogni pannello che scompare può lasciar entrare la luce o le tenebre che attendono fuori.

Un grande spettacolo e un’altra tappa azzeccata in questa stagione operistica 2016/17.

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