A venticinque anni dalla scomparsa di Franco Parenti, storico protagonista della fortunata versione degli anni Ottanta, Andrée Ruth Shammah torna a proporre la sua versione de Il malato immaginario di Molière, in scena alla Pergola di Firenze da martedì 6 a domenica 11 dicembre. Questa nuova edizione vede Gioele Dix nei panni (nella fattispecie, nella vestaglia) dell’ipocondriaco Argan, mentre Anna Della Rosa interpreta il suo alterego, la cameriera Tonina.
Per Dix, che già aveva recitato con Parenti in quella storica versione, coprire adesso il suo ruolo (indossando tra l’altro gli stessi costumi di Gian Maurizio Fercioni) è, oltre che una sfida, quasi la realizzazione di un sogno professionale.
L’ultimo grande Molière si condensa in un’atmosfera densa di effluvi di farmaci in cui galleggia l’incorporeo Argan, combattuto tra il suo terrore delle malattie (che finisce esso stesso col rappresentare un malanno) e il fascino morboso nei confronti della nuova scienza medica. Dall’altra parte, Antonietta, detta Tonina, la cui presenza ingombrante è spesso mal tollerata dal laconico padrone, e che di fatto tiene in mano il destino dei signori di casa.
Annichilito dai farmaci e dalla paranoia, Argan è cieco alla cialtroneria dei dottorini da quattro soldi che si arricchiscono sfruttando i suoi presunti malesseri – che alla fine niente sono se non la manifestazione fisica dei conflitti personali dello stesso Argan, incurabili per ogni farmaco. Chiuso nel suo narcisismo, ignorerà i desideri della figlia Angelica, mandandola in moglie non al suo prediletto, ma al nipote di uno degli “specialisti” di cui ama attorniarsi; inoltre, sarà solo grazie all’intervento di Tonina che Argan scoprirà l’amore tutt’altro disinteressato della sua seconda moglie. La nuova consapevolezza dell’ipocrisia che lo circonda, però, non sarà sufficiente a strappare Argan al suo mondo di scaramanzia e finzione, in cui rimarrà barricato a crogiolarsi nell’illusione che la scienza medica possa evitargli di dover fare i conti con l’imprevidibilità della vita. Come Il Borghese gentiluomo, anche Il malato immaginario si conclude con una burla aperta verso tutte le conclusioni possibili: ma non importa più conoscere la fine di Argan, che comunque vada sarà per forza di cose quella di una vittima. Argan è l’ultimo degli “uomini onesti” di Molière, che nasconde dietro al suo perbenismo un marciume di nevrosi e un’anacronistica depressione.
I suoi rapporti con la medicina riflettono, ingigantiti, quelli di un qualsiasi uomo onesto che si ritrovi vittima del potere e insieme suo corresponsabile. Lo scetticismo di Molière contro l’oscurantismo fraudolento diventa, nel nuovo millennio, una critica allo scientismo e alla medicalizzazione dilagante delle problematiche umane. “Il nostro Malato immaginario”, conclude Dix, “è in grado di rappresentare le fragilità dell’uomo, la consapevolezza del disagio, del bisogno di difendersi dal mondo esterno e di fuggire le responsabilità dell’esistenza, in una consonanza col presente, con l’irreversibile condizione nella perdita di fiducia in se stessi e nei propri simili”.
Date e orari
Mar 6 dicembre, ore 20:45
Mer 7 dicembre, ore 20:45
Gio 8 dicembre, ore 20:45
Ven 9 dicembre, ore 20:45
Sab 10 dicembre, ore 20:45
Dom 11 dicembre, ore 15:45