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BRACCIO DI FERRO ALLA CASA BIANCA

Le elezioni presidenziali negli stati uniti sono alle porte. L’8 novembre l’America voterà a favore della candidata democratica, Hilary Clinton, o del repubblicano Donald Trump. L’ultimo dibattito presidenziale si è tenuto il 20 ottobre ed è stato caratterizzato da accuse reciproche e forti toni.

Sondaggi a caldo dicono che la Clinton ha prevalso nel dibattito. Anche se, come nei precedenti incontri, non c’è stata una stretta di mano tra i due, l’incontro è iniziato in un’atmosfera sostanzialmente calma.  In caso di vittoria la Clinton ha promesso la cancellazione del “Citizen United” (la sentenza che consente finanziamenti privati illimitati alle campagne elettorali) mentre Trump ha garantito la difesa del Secondo Emendamento, cioè il diritto alle armi. L’attenzione si è poi spostata sul tema dell’aborto: il candidato repubblicano si è dichiarato anti-abortista mentre la Clinton ha sostenuto come sia necessario per un governo non interferire con la scelta più difficile e dura che una donna debba fare.

Il clima ha cominciato a scaldarsi con il tema dell’immigrazione. Trump ha rilanciato il suo cavallo di battaglia sull’argomento: la costruzione di un muro per tenere lontani immigrati criminali e portatori di droga. “Non voglio dividere i genitori dai loro figli, non voglio assistere alle deportazioni con la forza di cui parla Donald. Voglio riformare l’immigrazione ma non costruendo muri” è stata la risposta della Clinton.

Il dibattito si infiamma quando viene chiamato in causa il presidente russo, Putin. La candidata democratica sostiene la presenza della Russia dietro ai recenti attacchi hacker. “Trump sarà il pupazzo di Putin”, conclude sarcastica. Trump replica sostenendo di non conoscere Putin ma che sarebbe positivo andare d’accordo con lui e con la Russia.

Da qui in poi il confronto ha assunto toni feroci e si è passati agli attacchi personali. “Dopo un’ora di dibattito, è emerso il Donald Trump a cui siamo abituati: è stato più sobrio, misurato, ma alla fine non ha resistito alla tentazione di insultare, cosa che gli è costata i primi due dibattiti.” così scrive l’analista del LA Times Cathleen Decker.

Trump attacca la Clinton condannando il trattato commerciale Nafta firmato da Bill Clinton come il peggiore della storia, lei ribatte accusandolo di importare acciaio cinese per i suoi cantieri. “Sei al potere da 30 anni e non hai combinato nulla di buono, perché dovresti farlo adesso?” replica allora Donald. Hilary risponde confrontando in parallelo le loro carriere in questi ultimi anni: lei lavorava al fianco di Obama, lui conduceva lo show televisivo “The Apprentice”. Infine si parla, inevitabilmente, di donne e di scandali sessuali: Trump si difende ancora una volta sostenendo la falsità delle accuse che gli sono rivolte e aggiungendo “nessuno rispetta le donne più di me”.

La CNN, basandosi sui cinque più recenti sondaggi nazionali, afferma che la Clinton, con il suo 45%, è in vantaggio di qualche punto percentuale sull’avversario. Ma si sa, nessuno è perfetto: a pochi giorni dal fatidico giorno scoppiano scandali per entrambi gli avversari.

È venerdì 28 ottobre. Il direttore dell’FBI, James B. Comey – abusando dei suoi poteri e contro il parere del dipartimento di Giustizia – spedisce una lettera al Congresso svelando la scoperta di nuove email connesse al caso Clinton già aperto nell’inverno del 2015. Nuovo (o vecchio?) rischio per la campagna dei democratici. Ancora non si sa cosa possano contenere le email, tutto o niente, una cosa è certa: con circa 650mila email da spulciare, la questione non sarà risolta prima dell’8. L’FBI non ha precisato cosa riguardavano le mail, sembra possano essere innocue. La campagna della Clinton potrebbe non venire messa troppo in difficoltà: secondo sondaggi dell’ultima ora il 63% degli elettori ha già deciso per chi votare e non cambierà idea.

Vediamo cosa successe nel marzo 2015. La Clinton non usò, ne attivò, mentre era Segretario di Stato, una mail di stato, che sarebbe stata gestita da server posseduti e gestiti dal governo americano. Il server di posta elettronica che preferì per le sue corrispondenza private e di lavoro, secondo il NY Times, potrebbe aver violato i requisiti federali di sicurezza. Un’investigazione dell’FBI stabilì che non sarebbe stata perseguita penalmente. Il 30/10, Trump in un suo tweet definisce quello dell’FBI un errore giudiziario che spera possa essere corretto al più presto.

Dalla parte di Trump sono sospettati dei legami tra il candidato repubblicano e il governo Russo, nonostante ancora non siano state trovate prove a riguardo.

A pochi giorni dal verdetto finale, i candidati giocano il tutto per tutto negli ultimi comizi e cercano di accaparrarsi il voto degli ultimi indecisi.

 

 

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